Molte persone hanno il dubbio che imparare a parlare in pubblico dal teatro non funzioni o sia solo una trovata di qualche formatore stravagante.
Ti invito a guardare le due foto qui sopra. Sono sempre io, Andrea Masiero.
Nella foto a sinistra faccio il presentatore in uno spettacolo di improvvisazione teatrale in un teatro, davanti a più di 400 persone.
Nella foto a destra, invece, tengo una lezione di public speaking in un’aula di formazione con 10 allievi.
Galileo Galilei diceva che un buon insegnamento è per un quarto preparazione e per tre quarti teatro.
Cambiano finalità e modalità, ma che mi trovi su di un palco o in un contesto formativo, gli strumenti che uso per essere efficace sono sempre gli stessi tre.
Quelli di cui tra poco ti parlerò.
Prima però voglio farti una domanda…
Di cosa parli quando sei a una cena tra amici? Ti è mai capitato di raccontare di una riunione di lavoro?
Non credo, a meno che non sia accaduto qualcosa di eclatante. E’ più probabile che tu abbia voglia di raccontare un viaggio che hai fatto, un film che hai visto, un libro che hai letto.
E’ perché non parli delle riunioni di lavoro?
Primo perché magari i tuoi amici o commensali non sono del settore e non sono interessati. Ma soprattutto perché presentazioni, riunioni, convegni, corsi e seminari, solitamente sono noiosi fino alla morte!
E perché sono noiosi?
Perché i relatori di turno si limitano a pensare di essere nella vita reale e quindi vogliono essere “professionali”.
Ma anche un contesto aziendale è un palco in cui ti stai esibendo e purtroppo il voler essere “professionali” si traduce col risultare noiosi.
Ricordati che chi è noioso non viene ascoltato.
E chi non viene ascoltato non viene ricordato.
Un po’ di tempo fa, durante la presentazione di un corso, una persona mi ha detto:
“Andrea, tu sei un attore. Le tue tecniche, usate sopra un palcoscenico durante uno spettacolo, magari funzionano, ma io mi trovo in realtà aziendali, in contesti di lavoro e non sto facendo uno spettacolo.
Io devo confrontarmi con la vita reale. Io ho a che fare con manager, imprenditori e professionisti!”
La vita reale…
Non so tu come la pensi, ma sei proprio sicuro che ci sia tutta questa differenza tra un palcoscenico e la cosiddetta realtà quando stai comunicando?
Ti svelo un segreto di pulcinella. L’attività che prevede qualcuno che parla e un pubblico che ascolta ha un nome e sai qual è?
Teatro.
Però, siccome dire che in un’azienda si fa teatro sembra poco professionale, allora vengono tirati in ballo nomi diversi e, di volta in volta, si usa il nome di speech, convention, seminario, lezione, presentazione, riunione…
La struttura però non cambia. Stringi stringi, ci sono degli attori (o un monologhista) e un pubblico.
Certo, se stai facendo una riunione, una presentazione, un convegno, non stai facendo uno spettacolo, ma solo perché il tuo obbiettivo non è unicamente intrattenere. Devi essere comunque consapevole che, tuo malgrado, stai recitando una parte.
D’altro canto reciti una parte in ogni altro momento della tua vita, in cui interpreti, di volta in volta, il ruolo di padre, madre, cliente, fornitore, tifoso, spettatore, marito, moglie, figlio, amante, capoufficio, ecc.
Immagina queste due situazioni.
La prima.
Stai parlando di fronte a un pubblico e chi hai davanti ha lo sguardo perso, fatica a tenere gli occhi aperti, oppure guarda lo smartphone.
Qualcuno inizia a chiacchierare col vicino di posto e qualcun altro si inventa di dover uscire a fare una telefonata urgente o di dover andare al bagno pur di poter andarsene da lì.
Ti suona familiare?
Passiamo alla seconda situazione.
Inizi a parlare davanti a una platea e tutti gli sguardi sono rivolti verso di te. Le persone sono sedute dritte e qualcuno ha il corpo proteso in avanti, per sentire meglio quello che dici.
Mentre stai parlando ti muovi e vedi che gli occhi dei presenti ti seguono.
Fai una pausa e senti nell’aria la suspanse. Il pubblico pende dalle tue labbra e vuole sentirti andare avanti. Riprendi a parlare con una voce squillante e chiara.
Termini di parlare e partono gli applausi. Qualcuno si alza e viene da te perché vuole saperne di più su ciò che hai detto.
Certo ti ho presentato due situazioni estreme, ma assolutamente veritiere.
La prima, in particolare, purtroppo, è anche la più frequente e nemmeno troppo estrema…
E capita perché chi parla è convinto di non dover essere un attore, e facendo questo ragionamento si dimentica che di fronte a sé c’è un pubblico.
Ed è per questo che è fondamentale imparare a parlare in pubblico dal teatro.
Non si tratta di fingere o recitare, si tratta di sapere in ogni momento quali strumenti comunicativi stai utilizzando nelle varie scene della tua vita e di come puoi fare per utilizzarli al meglio.
Soprattutto se vuoi parlare in pubblico con successo.
Tu non sei un saltimbanco sul palcoscenico, siamo d’accordo, ma se parli in pubblico per annoiare, perché ritieni di dover essere “professionale”, non farlo, rinuncia al public speaking.
Sebbene per parlare in pubblico efficacemente serva una certa dose di maleducazione da performance, utilizzare tecniche teatrali non vuol dire essere sopra le righe o dover fare i buffoni.
Si può essere professionali pur divertendosi a parlare in pubblico e risultando interessanti e chiari!
Perché significa ricordarsi che in ogni evento dal vivo c’è l’aspetto umano, ossia la relazione col pubblico. Relazione che sta in piedi grazie alle leggi della comunicazione.
Sono le stesse leggi che reggono una scena o un monologo teatrale. Solo che quest’ultimi sono pensati principalmente per intrattenere, mentre in ambito aziendale il tuo obbiettivo è di vendere, formare, informare, ispirare.
Ma l’obbiettivo è lo stesso, sia a teatro che in azienda.
Ossia che chi ascolta si ricordi quello che ha sentito e che poi proceda a fare quello che tu ti sei prefisso, che sia comprare un prodotto, saperne di più su una procedura aziendale, fare una donazione a una onlus o imparare una nuova funzione del software gestionale.
E’ la famosa differenza tra chi parla in pubblico e chi vuole parlare al pubblico.
Ecco perché un attore fa anche corsi di public speaking, perché sa usare 3 strumenti che rendono la sua esposizione interessante. Gli stessi strumenti che devi imparare a usare e gestire anche tu, se vuoi arrivare a parlare in pubblico efficacemente.
Ok Andrea, è dall’inizio del post che mi accenni a 3 elementi da conoscere, ma vuoi dirmeli, si o no?
Seguimi e vediamoli insieme nel dettaglio.
Un buon attore sa gestire la sua presenza scenica, che io definisco come la capacità di mettersi in relazione con lo spazio scenico e con la platea.
In parole povere devi essere in grado di gestire il tuo linguaggio del corpo, la tua voce e lo spazio attorno a te. Questo ti permetterà di risultare credibile, carismatico e interessante.
Ti garantisco che non ti serve frequentare l’accademia di arte drammatica per arrivare a buoni livelli. Non devi interpretare l’Amleto. Servono però consapevolezza, curiosità e voglia di mettersi in gioco.
Voglio suggerirti due piccole accortezze per farti migliorare la tua presenza scenica.
Sono molte le persone che risultano instabili fisicamente quando parlano in pubblico e questo gli conferisce poca credibilità e poco carisma. Senza contare che poca stabilità fisica trasmette ansia sia in chi guarda che in chi parla.
Allo stesso modo sono pochi gli oratori che si ricordano di coinvolgere con lo sguardo tutti i presenti.
Possono sembrare sciocchezze, invece già solo facendo attenzione a questi due elementi, i tuoi interventi in pubblico avranno tutto un altro spessore. Certo serve la pratica e la voglia di mettersi alla prova.
Purtroppo, invece, molti oratori si limitano a lavorare sul loro contenuto e si scordano che esiste anche la forma. Non scordarlo anche tu. Abbinare a un contenuto di valore e ben organizzato una buona presenza scenica, ti trasformerà in un oratore di successo.
Un buon attore deve saper gestire il timing.
…Che cosa?
Il timing è’ un elemento fondamentale per un attore e consiste nella capacità di trovare il giusto ritmo ai gesti e alle parole. Si tratta di dare senso, armonia e sostanza al tuo corpo e alla tua voce, ossia di riuscire a dire la cosa giusta, al momento giusto, con la modalità espressiva giusta.
Valuta tu se è una competenza che può essere utile per chi parla in pubblico…
In pratica è la capacità di tenere viva l’attenzione del pubblico, di fare in modo che resti incollato a te e abbia sempre voglia di ascoltarti.
C’è chi ce l’ha come talento naturale questa capacità, certo. Ma non è solo una dote innata. E’ una competenza che si acquisisce con pratica, esperienza e allenamento, e quindi chiunque può arrivare a possederla.
Chiunque si interessi di teatro chiaramente, perché nei corsi della “vita reale” questa abilità non te la insegnano.
Nella vita reale devi essere professionale, chi se ne frega di tenere viva l’attenzione del pubblico!
Invece il segreto per parlare in pubblico con successo è proprio fare in modo di essere ricordati. Tu vuoi che siano ricordati i tuoi messaggi e i tuoi contenuti.
Ti è mai successo di avere paura di parlare in pubblico? Di sentire che non riuscivi a gestire le tue emozioni di fronte a una platea?
Oppure di avere tenuto una presentazione fiacca o una riunione poco efficace perché non ti sentivi dell’umore adatto?
Quando un attore si esibisce non può permettersi di farsi condizionare, né da fattori esterni, vedi il pubblico o una giornata storta, né da fattori interni (stanchezza, paura, rabbia, indisposizione…).
Deve essere in grado di trovare sempre la condizione psico-fisica migliore che gli permetta di essere efficace. Dopotutto capita anche a un attore di dover salire sul palco dopo avere avuto una giornataccia, un litigio col partner, un mal di testa, un parente all’ospedale, o una buona dose di ansia.
Ma la capacità di gestire le emozioni e il proprio corpo, fa si che tutto vada per il meglio. Questa abilità gli consente di gestire la paura di parlare in pubblico e di trovare lo spirito e l’energia giusta per effettuare la sua performance.
Se sei arrivato a leggere fino a qui, ti trovi davanti a due alternative.
La prima è di continuare a fare come fanno tutti e come forse hai sempre fatto anche tu, ossia annoiare e annoiarti.
La seconda è che puoi decidere di farti ricordare e mettere un po’ di palco nella tua realtà.
Ti ripeto che non devi snaturarti, fare il pagliaccio o il fenomeno. Ma se vuoi arrivare al cuore del tuo pubblico devi usare tutti gli strumenti che il teatro ti mette a disposizione per applicarli in contesti lavorativi.
Puoi trasformare un evento di public speaking in qualcosa di piacevole per te e per il tuo pubblico.
Se vuoi scoprire in prima persona come fare, salta sul palco e scopri le date dei miei prossimi corsi per parlare in pubblico che tengo in numerose città italiane. Due giornate intensive in cui imparare in modo semplice, divertente e efficace l’arte del parlare in pubblico.